Blog di poesie, ricette e pensieri

sabato 11 ottobre 2014

DALLE PAGINE IMPOLVERATE DI UN VECCHIO UOMO


                                    Ancora  un racconto di Andrea ,mio nipote

                                   (dal web)


Mi piace la notte. Quando le luci si spengono, i rumori del giorno muoiono, la frenesia arretra, le cattiverie, le ambizioni, le ingiustizie, le intolleranze, i business, le credenze retrocedono alla quotidiana tregua del mondo, io rinasco. Mi accendo, mi riempio di vita. Mi è difficile spiegare il perché di tutto ciò, credo sia scritto nel mio codice genetico, nella mia essenza vitale. Fin fa piccolissimo ho amato la notte. I miei fratelli e i miei amici avevano paura del buio, andavano a dormire presto sperando che il giorno rinascesse prima che loro se ne fossero accorti. Io non ero così, io restavo sveglio. Sono cresciuto in un ambiente del tutto rurale, i miei genitori erano allevatori, avevamo una piccola azienda di formaggi nella periferia della città. Niente di trascendentale, mio padre era un uomo onesto e buono, non proprio gli attributi del grande, inarrestabile imprenditore. Tiravamo dal pozzo i soldi necessari allo stretto mantenimento di una numerosa famiglia di 6 elementi. Quando si riusciva ad andare oltre, si mettevano i guadagni in un libretto di risparmio a nome di mio padre. Risparmi che ci hanno fatto comodo in alcuni periodi di naturale crisi, che fortunatamente non hanno mai ucciso l’azienda, nè i sogni dei miei genitori.



Ebbene, mentre i miei fratelli andavano a dormire stanchi, sognando il nuovo giorno che sarebbe nato, io uscivo dalla mia tana, uscivo a sdraiarmi tra le steppe della nostra fattoria. Il silenzio della campagna è un silenzio poetico, quel silenzio che accompagna il canto dei suoni notturni, cosi lievi e assonanti, che ti fanno pensare che esista un grande cantastorie ancestrale , desideroso di cullare i tuoi sogni con la sua grande chitarra del mondo. E quando la chitarra del mondo suona, tu senti che le porte del tempo arrivano ad un passo dal chiudersi davvero. Quelle porte che si spalancano durante il giorno, lasciando che le cose le oltrepassino in fretta, troppo in fretta, senza ostacoli. Oggetti, sensazioni, visioni, uomini, storie, dinamiche, paure, gioie, passano quella porta con forza, attratti dal vento impetuoso che le sospinge, per perdersi nell’oblio che si staglia oltre la soglia. E quando lo fanno non si voltano mai indietro. E’ un modo come un altro per dire che la vita fugge a ritmi che non comprendiamo mai del tutto. Durante la notte invece, quelle stesse porte si accostano, pian piano, l’un l’altra, senza mai chiudersi del tutto. Quando lo fanno , solo un piccolo, verticale spiraglio rimane aperto. E allora le cose continuano sì a passare, ma i ritmi rallentano, la vita è costretta a d uscire pian piano, facendo passare dallo spiraglio i propri elementi ad uno ad uno, in fila indiana. Il potente vento del tempo perde il suo vigore, e gli attimi della nostra vita possono finalmente voltarsi, voltarsi e guardarci nell’anima, e sono gli unici veri momenti in cui l’uomo entra in contatto con l’uomo. Possiamo addirittura avvicinarci, lentamente, accompagnando l’equilibrio del silenzio, e gettare uno sguardo dietro quella fessura. Durante il giorno il frenetico, impetuoso vento del tempo ce lo impedirebbe, ci sbalzerebbe lontani, mentre la nostra vita ci sfugge di mano. Di notte possiamo farlo, guardare oltre l’oblio, e cogliere qualcosa di ciò che verrà, dal futuro che durante il vorticoso turbinio del giorno ci spaventa. E soprattutto, durante la notte, quando le porte del tempo si accostano, e il vento del divenire si placa, possiamo sentire lui, il grande cantastorie ancestrale con la sua chitarra, e le melodie placide che seguono l’orchestra del silenzio, della pace, e della poesia.

Ecco forse, se mi aveste chiesto allora  cosa provavo durante quelle notti passate insonni nelle praterie della mia fattoria, non vi avrei risposto così. Ero un bambino, e avrei potuto dirvi solo che era bello, intensamente bello. Oggi sono cambiate tante cose, mi guardo allo specchio osservando i cambiamenti del mio corpo, sotto il peso delle esperienze vissute. Ho guadagnato in parole e lessico, per descrivervi tutto ciò, ma ho perso gran parte della potenza immaginifica che da piccino mi permetteva di abbassare le palpebre, e osservare con pieno vigore la mia porta del tempo. Ebbene si, quella porta attira a sè anche  la nostra immaginazione, rendendoci antiche e sporche macchine da routine quotidiana.



Eppure, ancor oggi, vecchio, zoppo e stanco, quando mi siedo per  terra, tra le rocce a mirar l’orizzonte ed annoverar le stelle dipinte sulla tela dell’infinito, come faccio adesso, mentre scrivo le mie lente ed inutili parole, la vedo ancora. La porta. E’ vecchia, logora, ha perso la freschezza di una volta. Con il suo eterno andar delle cose, finisce per logorare se stessa, come logora colui a cui appartiene. I cardini iniziano a cedere, e un giorno cadranno, e quando lo faranno i due stipiti si chiuderanno per sempre. Allora niente più l’attraverserà…l’intera nostra vita sarà smarrita nell’oblio, nel buio assoluto delle terre che si estendono da quella parte. Ma non è ancora questo il tempo. Lei è lì, indebolita, ma ancora solida. E io, benché privo di gran parte della linfa immaginifica che avevo un tempo, la vedo ancora. E allora posso inclinare la clessidra della mia vita, e far scorrere la sabbia un po’ più lentamente. Posso sognare, ricordare, pensare, riflettere di ciò che è stato, e di ciò che sarà. Posso osservare i miei ricordi sbiaditi, mentre si voltano indietro nell’attraversare quella stretta fessura del tempo..e  sorridere malinconicamente. Ma soprattutto posso avvicinarmi a "lei" e ascoltarlo per l’ennesima, rara volta..il cantautore ancestrale, e la sua melodia. Sento tutte  le corde del mondo accordate sulla stessa sinfonia, l’unica in grado di attraversare la porta in senso inverso a tutto il resto. E cosi, con l’anima che danza su quella melodia, piango. Ed è il momento in cui mi sento più vicino a cogliere il senso di tutto, il momento in cui m’illudo di poter accendere una lanterna sulle terre oscure che si estendono al di la del tempo. Ma alla fine anche l’illusione, seppur lentamente, mi abbandona attraverso la porta.

 Ma io sono qui, e sono felice. Questa è la notte, ed è molto altro. Purtroppo anche il potere delle parole ha il suo limite. E allora, se volete anche voi capire, abbandonatevi ad essa, spegnete i vostri sensi e aprire gli occhi della mente, e allora la  vedrete, e udirete. E attraverso gli accordi del buio danzerete.
           ( Andrea Giugno)

18 commenti:

  1. E' un racconto molto profondo! COMPLIMENTI ad Andrea Giugno. (non so chi è) baci m. grazia

    RispondiElimina
  2. Cara Cettina, prima di tutto grazie di aver pubblicato questo interessante racconto, poi devo pure ringraziare Andrea se anche ignoro chi sia.
    Ciao e buon inizio della settimana cara amica.
    Tomaso

    RispondiElimina
  3. Ecco un brano che convince subito, di quelli che recano le stimmate dello scrittore!
    C'è in esso un mix di prosa e poesia, ora questa ora quella, senza soluzione di continuità, per cui una frase piana e lineare lascia improvvisamente il posto ad un'altra simbolica, che schiude la mente del lettore, trasportandola, attraverso l'immaginazione, nel mondo personale dell'autore.
    Per quanto esternazione intimista, il testo riesce a toccare le corde di ognuno, perché ognuno - magari senza saperlo esprimere per iscritto- ha provato almeno una volta la magia della notte, quando si fa silenzio dentro e fuori di sé e si riesce finalmente a dar voce all'anima...

    RispondiElimina
  4. Profondo e riflessivo brano,
    complimenti al tuo bravissimo nipote
    ciao buona serata.

    Tiziano.

    RispondiElimina
  5. Molto gradita, questa scrittura, intrisa di profonde riflessioni, che lasciano trapelare la parte più intima dell'anima, spesso distratta dai rumori del giorno....
    Complimentissimi ad Andrea.
    Buona serata, cara Cettina e un abbraccio,silvia

    RispondiElimina
  6. Grazie Cettina per questa affascinante, coinvolgente proposta di tuo nipote Andrea.
    Caro Andrea (permettimi), pure a me è sempre piaciuta la notte, sin da bambino, tempo ormai assai lontano ma sempre…vicino.
    Penso che il potere delle tue parole abbia travalicato ogni limite ed è senza alcuno sforzo che mi unisco al tuo abbandono e “felice” danzo “attraverso gli accordi del buio”.
    Grazie.

    RispondiElimina
  7. Complimenti anche da parte mia a questo giovane e valente scrittore, nipote di una cara amica dell'Angolo ;))

    RispondiElimina
  8. Molto bello ed intenso, un racconto pieno di trasporto e coinvolgente...è senz'altro arrivato il messaggio. La notte è stupenda e sa trasmettere sensazioni uniche..e affascinanti, ma solo anime sensibili come quella di Andrea sanno cogliere....e soprattutto rendere vive....I miei complimenti, un saluto e un abbraccio, Stefania

    RispondiElimina
  9. Parole appassionate in questo brano, dove il silenzio della notte riesce a far vivere emozioni e sentimenti che il rumore del giorno impedisce. Molto intimo questo riandare alle notti di quando, bambino, già il cuore trovava spazio solo nella notte per sensazioni uniche. Amore insolito per un bambino, ma raccontato con grande capacità espressiva.

    RispondiElimina
  10. Molto bello questo racconto di tuo nipote. Bravo Andrea.
    Buona giornata ad entrambi, un abbraccio Cettina
    enrico

    RispondiElimina
  11. Cari amici vi ringrazio per i vostri graditi commenti rivolti al brano intenso e significativo di mio nipote Andrea ,un giovane ventenne ,studente in medicina.
    Auguro a tutti voi una buona settimana

    RispondiElimina
  12. Ciao Cettina,
    tuo nipote ha scritto davvero un post stupendo, emozionate e profondo.
    Un racconto che si legge con talmente tanto piacere e scorrevolezza da voler che non finisse mai. I miei complimenti a questo giovane appassionato ;)
    un abbraccio

    RispondiElimina
  13. Complimenti a tuo nipote, Cettina, ha scritto una pagina meravigliosa...da grande amante della notte l'ho apprezzato pienamente.
    Un abbraccio.
    Antonella

    RispondiElimina
  14. Meraviglioso post dove lo scorrere del tempo e l'amore per la notte ,poeticamente ci fa vivere lo scorrere della vita, mentre un vento lontano, dischiude un pochino i cardini delle nostre porte che si fanno lentamente sempre più consumate, fino a chiudersi alle nostre spalle nello splendore del tempo , che possiamo ora solo godere con gli occhi del buio!
    Un bacio Cettina e chapeau a tuo nipote!

    RispondiElimina
  15. Che dire , strabiliante, leggere di te, di tuo nipote, siete davvero bravi!
    Un abbraccio!
    Dora

    RispondiElimina
  16. Una pagina letta con interesse .
    La notte vista con armonia dove il silenzio porta ad interessanti riflessioni ed emozioni.
    Complimenti
    Ciao Rakel

    RispondiElimina
  17. Riflessioni che arrivano da un'animo sensibile e delicato!
    Buona domenica da Beatris

    RispondiElimina
  18. Grazie ancora a tutti voi che vi siete soffermati a commentare ,anche da parte di Andrea.
    Buona domenica

    RispondiElimina